Testi critici

Seduti di fianco ad un albero – Racconto di un semplice destino

Ora ti parlerò dell’arte di ascoltare: / cammina finché non sei esausto o danza oppure / respira vigorosamente / e poi, lasciandoti cadere a terra, ascolta; / oppure ripeti il tuo nome gridando a perdifiato finché / non sei esausto, poi fermati all’improvviso e ascolta; / oppure sul punto di addormentarti / quando il sonno non è ancora giunto / e lo stato di veglia lentamente svanisce, / all’improvviso sii all’erta e ascolta. / E allora mi sentirai.” (Osho, Una tazza di tè)

Vi siete mai seduti di fianco ad un albero, in uno stato di vigile abbandono, esseri semplicemente seduti con gli occhi chiusi, il respiro lento, il battito cadenzato, solo per ascoltare, l’orecchio proteso e attento in un singolo piccolo momento? 

In un terso giorno d’inverno Barbara Lalle e Ilaria Turini hanno voluto avvicinarsi, sedersi, toccare rugose cavità, ascoltare suoni e respiri con quella religiosità sacrale dell’oro. E cosa hanno scoperto? Davvero il segreto degli alberi è dove noi non siamo e i nostri piedi non saranno mai portati, come scriveva Henry David Thoreau nel libro Ascoltare gli alberi

“Se si sta dentro un bosco in posizione di ascolto, prima o poi – afferma lo scrittore ed esperto di foreste ed animali selvatici Daniele Zovi – si avverte, si intuisce la presenza di un flusso di energia che circola tra i rami, le foglie, le radici. Talvolta è un sussurro, altre volte strepiti e grida. È come se le piante parlassero tra loro.” L’arte dell’ascolto rivela lo stato delle cose e le ultime ricerche in neurobiologia vegetale hanno dimostrato come le piante siano esseri cognitivi, privi di materia celebrale ma non di intelligenza: un bosco è un vero e proprio cervello diffuso il cui funzionamento a rete permette ai singoli alberi di comunicare, di avere una memoria e una sorta di autocoscienza. Lo scambio di informazioni avviene tramite messaggi odorosi, sostanze chimiche volatili, variazioni di luminosità, ma anche onde sonore e minuscole vibrazioni: le piante possiedono, infatti, caratteristiche energetiche capaci di modificare la qualità bio-elettromagnetica della biosfera e influire, così, sul nostro organismo; ma sono anche in grado di riconoscere un’enorme quantità di stimoli e reagire a varie sollecitazioni esterne, a differenti forme di sostanze, energie e persino alla musica. 

Lo scrittore americano Richard Louv, nel suo libro L’ultimo bambino dei boschi, definisce la sindrome di questa era con il termine “nature deficit disorder”: allontanarsi dalla natura può portare, soprattutto bambini e giovani, a disturbi legati ai deficit di attenzione. Proprio per questo sta iniziando a diffondersi la cosiddetta “forest bathing”, pratica nata in Giappone, che si basa su principi di mindfulness che incoraggiano l’apertura dei sensi verso l’atmosfera della foresta, il camminare nei boschi, inalare l’aria e alcune sostanze prodotte da diverse specie di alberi, al fine di rafforzare una connessione emozionale con il paesaggio, ridurre lo stress e fortificare il sistema immunitario. 

Ma esiste un altro modo che permette di respirare lo stesso respiro degli alberi: è il potere magico del linguaggio artistico (cit. Sandro Lazier), più forte di ogni altra sollecitazione, sia di natura bioenergetica, sia filosofica, sociologica, antropologica, proprio perché atto sociale politico sofisticato. L’arte è il medium, quel transfer tra l’essere umano e il sistema ambientale che genera il silenzio fatto di mille rumori, che tende le mani per sentire l’odore della clorofilla, toccare le vibrazioni del suo fluire. Barbara Lalle, durante l’azione perfomativa, avvicina da lontano l’orecchio d’oro, realizzato dall’artista Dario Marcozzi, sui sinuosi e tortuosi rami del sughero che svetta nei giardini di Colle Oppio a Roma, lo adagia nelle fessure della sua corteccia: il corpo di Barbara e la scultura di Dario, congiunti in un’unica azione, acquisiscono la stessa struttura alveolare della pianta, mentre l’albero si antropizza in un respiro comune. Si realizza, così, quel mutuo appoggio per il quale artista e albero si scambiano informazioni sullo stato dell’ambiente in cui vivono, si scambiano nutrienti, campi elettrici, fenomeni sistemici che li fondono in un solo semplice destino. 

Seduti di fianco ad un albero
Racconto di un semplice destino 
Artwork:  Barbara Lalle e Ilaria Turini
Photographer: Ilaria Turini
Performer: Barbara Lalle
Sculpture: Dario Marcozzi
Curator: Roberta Melasecca
Text: Roberta Melasecca

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