Testi critici

Auto-soggettivazione del corpo

Scrivere non del corpo, ma il corpo stesso. Non la corporeità, ma il corpo. Non i segni, le immagini, le cifre del corpo, ma ancora il corpo.” (Jean-Luc Nancy, Corpus)

Sì, sono una puttana. Il testo di Clementine Morrigan, crudo, veritiero, lucido, appassionato, a tratti spietato, si incarna nell’azione di Barbara Lalle e in quella della materia che si presta all’effigie delle dieci donne partecipanti alla messa in scena del tableau vivant. La parola dice, la presenza conferma. <<Dobbiamo scoprire un linguaggio che non si sostituisca al corpo a corpo, come tenta di fare la logica paterna, ma lo accompagni, parole che non escludano il corpo, ma che parlino corpo>>, sostiene la filosofa belga Luce Irigary, affermando la necessità di una cultura che si fondi sui due soggetti, quello maschile e quello femminile, e quindi di una ‘doppia sintassi’ di peculiarità irrinunciabili, uniche condizioni per una visione alternativa della soggettività delle donne e degli uomini. La performance di Barbara dichiara questa ferma intenzione e la scelta di interpretare il testo di Clementine attraverso un sistema di espressioni ed immagini ne afferma lo spirito più profondo, radicato in un continuum di esperienze. Allora la voce, che evoca visioni mentali, si frantuma e si parcellizza, si destruttura, per divenire ‘condivisione’, che non annulli le differenze ma le consideri come specificità di un diversificato sistema culturale.

Alcune teorie recenti propongono di costruire, invece, accanto alla sostanza tutta maschile una essenza tutta femminile capace di soggettivarsi e autorappresentarsi, la Donna: “all’Uomo di tutti gli uomini si aggiunge la Donna di tutte le donne1. La differenziazione, e contrapposizione, infatti, tra oggetto e soggetto è alla base dell’ordine simbolico androcentrico e patriarcale, ampiamente affrontato durante due secoli di pensiero e movimento femminista. Fin dalle sue origini greche, la supremazia dell’uomo sulla donna viene teorizzata come principio naturale e, per tale motivo, considerato giusto, distinguendo così una sfera pubblica assegnata agli uomini e una privata assegnata alle donne, escluse dai luoghi maschili dei saperi e dei poteri. In base a tale ordine simbolico, il sesso maschile è assunto quale paradigma dell’intero genere umano e come afferma Adriana Cavarero nel suo testo Il pensiero femminista. Un approccio teoretico, <<posto il sesso maschile come rappresentativo dell’umano in quanto umano, il sesso femminile risulta non pienamente umano, ossia umano ma di grado inferiore, incompiuto>>. Tale visione, di natura binaria, fondandosi su una logica bipolare che assegna il positivo al polo maschile e il negativo a quello femminile, evidenza l’uomo come soggetto e la donna come oggetto, lasciando la possibilità solo al genere maschile di autorappresentarsi e di decidere la rappresentazione del sesso femminile a sé meglio congeniale e funzionale. Pertanto le donne o assumono la configurazione di madri e mogli volte alla cura oppure di seduttrici e ‘puttane’, oggetto della trasgressione sessuale maschile. 

Dalla Rivoluzione Francese in poi si aggiunge un ulteriore elemento, l’uguaglianza che, costruita sul solo soggetto maschile e mirando ad eliminare tutte le differenze, include in essa anche le donne come se fossero, tuttavia, uomini, secondo un principio di omologazione. La principale conseguenza di questo stato consiste in una sorta di contraddizione che evidenzia una ‘uguaglianza’ di tipo formale alla quale non corrisponde una ‘uguaglianza’ di tipo pratico e sostanziale. E così si attende che le donne, omologate agli uomini da un punto di vista giuridico, si comportino come gli uomini e, contemporaneamente, come le donne da un punto di vista effettivo e simbolico. 

Sulla nuova identificazione e identità del soggetto-donna, che mantiene al centro il corpo come manifestazione del suo essere differenziato e non omologato e che si pone in binario parallelo e con complementare al soggetto-uomo, si instaura, dunque, un nuovo ed inedito equilibrio, ancora fragile ma in divenire continuo. Nel superamento della dicotomia tra soggetto e alterità e nella rifondazione di un paradigma culturale, appare uno spazio naturale di relazione che affonda le sue radici nel ‘desiderio’, un universo simbolico che anela all’infinito e che esprime il reciproco riconoscimento. 

La performance di Barbara Lalle è, così, scrittura del corpo: non è rappresentazione figurativa ma processo di autosoggettivazione e autodeterminazione di esso in una traslazione terminologica che meglio definisce il corpo come ‘soggetto’ e lo allontana dall’essere naturalmente ‘oggetto’. Lo stesso tableau vivant è sostanza vivente, parola realizzata, corpo non indistinto, scrittura visiva personificata che fluisce inevitabile dall’’essere’ dell’artista, medium consapevole tra la realtà della vita e la realtà del pensiero.

sì sono una puttana.

sì è un’identità complicata piena di debolezza e forza, lotta e resistenza. sì mi è stata cucita addosso e usata contro di me e sì, io e altre come me abbiamo trovato nuovi potenti modi di relazionarci a questa parola.

sì siamo puttane.

perciò ascoltateci. ascoltate ciò che abbiamo da dire. Non diteci in maniera accondiscendente se siamo o meno puttane o se possiamo trovare forza o meno in questa scelta. Sì possiamo, sì lo facciamo, sì lo siamo.” (Clementine Morrigan)

  1. Adriana Cavarero, Il pensiero femminista. Un approccio teoretico

INFO

Witches Are Back 2024
26 gennaio 2024 ore 18.00-4.00
CSOA Forte Prenestino – Roma

Sì, sono una puttana – Performance di e con Barbara Lalle
A cura di Michela Becchis e Roberta Melasecca
Testi critici di Michela Becchis e Roberta Melasecca
Da un testo di Clementine Morrigan
Con la partecipazione della soprano Loredana Margheriti
Con la partecipazione di Daniela Carreras, Maria Teresa Filetici, Edith Fatoumata Maiga, Roberta Melasecca, Selene Pacelli , Francesca Perti, Alessandra Pompa, Miriam Procopio, Annagrazia Stammati
Consulente d’immagine: Anna Varchetta
Copertina: Attilio Solzi, The Absence, fotografia – courtesy l’artista

26 gennaio 2024 ore 20.00
Teatro del CSOA Forte Prenestino
Via F. Delpino – Roma