Testi critici

Quando viene la sera – Diario di una curatrice

Quando viene la sera
Diario di una curatrice

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Diario di una curatrice – 12 copie numerate

18 febbraio 2023 ore 11.00

L’appuntamento era davanti alla Farmacia Longo. Entro per sbrigare le questioni burocratiche ed attendo l’arrivo di Anahi. Mi piace arrivare in anticipo perché l’attesa amplifica il pensiero per me inevitabile. Anahi entra nel box per la predisposizione dell’holter ed io attendo ancora. Usciamo, ci diciamo alcune cose organizzative. Anahi riprende il motorino ed io l’autobus. Arriviamo alla Fondazione Francesca Romana in tempi diversi, io dopo naturalmente. Entro piano, in punta di piedi e mi affaccio nella corte centrale, senza farmi vedere, semi-nascosta da una colonna. Anahi siede ad un tavolo nel giardino. Fa alcune prove con la polaroid, scrive, alza lo sguardo, osserva, beve un po’ d’acqua. Io scatto alcune foto, in silenzio. E vado via e penso che la mia cura deve avere lo stesso sapore e la stessa dimensione. Il lavoro di Anahi è fatto di piccole cose dell’anima che si sbriciolano all’aria e al vento e diventano quelle polveri sottili che non vedi ma senti: penetrano nelle narici e arrivano fin sulla testa e negli occhi e nello stomaco, risalgono e si fermano nel cuore ad aspettare. Per questo ora sono qui a scrivere, nella certezza di passeggiare anche io in quel giardino senza esserci con il corpo.

Mentre percorro la strada che mi porta in studio, ogni cosa che osservo acquista una nuova luce, una nuova aria. Incrocio lo sguardo di un manovale che avevo incontrato andando via e ci sorridiamo. Nella vetrina di un bar una signora con un cappello e un cappotto rosso parla forse da sola e sul muretto una bimba consulta una mappa da lei disegnata. Entro all’Accademia dei Lincei e la sabbia rossa per terra produce uno strano suono al contatto con le scarpe e l’odore è di vulcano, un odore di Sicilia mentre dall’albero in fondo pendono limoni grandi come piccole zucche. Riprendo il cammino e sul marciapiede uno strano spazzino in fuseau colorati e calzettoni gialli fosforescenti pulisce con cura il porfido, una ragazza suona il clacson per avvisarmi perché forse io sono distratta e non l’ho vista arrivare. Salgo le scale ed entro. Apro il computer e scrivo. So che la giornata di Anahi è appena iniziata: parole, disegni, foto, parole, sguardi, ascolti, mentre i sensori sono lì sul suo petto a registrare i battiti che variano con la vita, con i respiri, con i pensieri. 

18 febbraio ore 13.30

Arrivo alla Fondazione Francesca Romana e osservo Anahi da lontano mentre parla con un’ospite della casa di riposo. Piove un po’ e loro sono sotto il porticato. Scatto qualche fotografia. Quello che apparentemente sembra semplice risulta invece stratificato, imprevedibile, si imprime con costanza e perde linearità. Lo leggo negli occhi di Anahi quando ci incontriamo e nel sorriso accennato di Tiziana che stringe al petto la polaroid e ci saluta. Ci fermiamo allora. Per scrivere, annotare, ricordare, segnare i minuti cercando di imbrigliare nelle ore del tempo quello che non possiamo controllare. Non scelgo se respirare e non posso scegliere come fare battere il mio cuore. Torna il sole e Anahi è ora all’ingresso e fa domande e ascolta i racconti di un altro ospite. Io sono oltre il vetro e nel riflesso li ritraggo e da lontano ascolto. Percepisco solo alcune parole, frammenti di vita narrati come caramelle che si danno ai bambini. E che non sempre sono così dolci. 

18 febbraio ore 17.00

Bene, diciamo. Il sole è sparito e una pioggia copiosa scende. Ci rifugiamo in un bar per riscaldarci, far transitare vicino al cuore qualche liquido che doni calore. E pause. I vuoti sono sempre di più dei pieni e il vuoto è più pieno del pieno. Lo credo e lo penso nei miei viaggi nelle strade, transitando le stazioni, attraversando spazi-non luoghi privi di quello che io cerco, profumi di strade di sentieri di scogli di gente di cieli. Mentre riecheggiano alcuni versi dell’Hannya shingyõ o Sutra del cuore del IV secolo,
– Oh Shariputra, la forma non è che vuoto, il vuoto non è che forma;
ciò che è forma è vuoto, ciò che è vuoto è forma;
lo stesso è per sensazione, percezione, discriminazione e coscienza.
Tutte le cose sono vuote apparizioni, Shariputra.
Non sono nate, non sono distrutte, 
non sono macchiate, non sono pure;
non aumentano e non decrescono.
Perciò nella vacuità non c’è forma né sensazione, 
né percezione, né discriminazione, né coscienza;
Non ci sono occhi né orecchi, naso, lingua, corpo, mente;
Non ci sono forma né suono, odore, gusto, tatto, oggetti;
né c’è un regno del vedere,
e così via fino ad arrivare a nessun regno della coscienza;
non vi è conoscenza, né ignoranza,
né fine della conoscenza, né fine dell’ignoranza,
e così via fino ad arrivare a né vecchiaia né morte;
né estinzione di vecchiaia e morte;
non c’è sofferenza, karma, estinzione, via;
non c’è saggezza né realizzazione –
decidiamo di uscire, inizia a piovere, vento e sferzate di vento, e scendiamo sotto per vedere da vicino le acque che oggi celesti non sono ma solo all’apparenza, solo per sensazione, percezione ma non per discriminazione e coscienza. Mi avvicino e mi allontano, durante questa giornata, sentendo il battito del cuore di Anahi sui miei passi ed è quel battito che comanda ora e dice esattamente cosa fare, come camminare, come fermarsi, come sedersi, come guardare. Anahi obbedisce. È esigente il cuore. È facile ascoltarlo. È semplice seguirlo. È necessario. Come la poesia, come l’arte. Non lascia scelta. Poi diventa non facile perché aspira ad essere perfettibile. Può ma non deve. 

18 febbraio ore 22.00

Non vi è conoscenza, né ignoranza, né fine della conoscenza, né fine dell’ignoranza, il vuoto riempie il pieno, il pieno riempie il vuoto. Pieno e vuoto, colmo e ricolmo, parole prosciugate che prosciugano quel cuore che ora può vedere, Anahi lo visualizza, sul petto, in quella triade tecnologica nella forma di croce che limita i movimenti ma non il pensiero. Non l’amore. L’holter continua la registrazione. La notte. 

16 marzo 2023 ore imprecisate

Davvero possiamo leggere gli andamenti del cuore come leggessimo uno spartito musicale? Non lo so. Ce lo domandiamo. Lo domandiamo a chi è esperto per capire se i salti di cuore sono i salti dell’anima, dei sentimenti, delle emozioni, della paura, dell’amore, dello smarrimento, dell’incertezza, della vacuità. Della bellezza, qualunque essa sia. Si sperimenta l’idea, non la si trasforma. Tutto rimane ai confini. È un permanere sui bordi la ricerca di Anahi, facendo passi sottilmente su di una linea minima ma non piccola, non breve. In forma di stasi ma non di forme definite che si definiscono nell’atto del procedere, ogni elemento realizza il sé che possiede all’interno e si manifesta agli occhi di chi può vederlo. 

17 marzo 2023 ore 14.00

L’appuntamento è di nuovo davanti alla Farmacia Longo. Questa volta non vado da sola ma con Michela. Aspettiamo che Anahi esca dal box. Dopo qualche minuto con l’holter di nuovo sul cuore. È bello l’abbraccio che ha il sapore di affetto, di stima, della  consapevolezza che siamo necessari. Anahi riprende il motorino, io l’autobus. Alla Fondazione Francesca Romana c’è il sole, una luce che evidenzia i particolari, che staglia le ombre, che obbliga a guardarci negli occhi e a porci domande che sentiamo necessarie ma che – lo sappiamo, lo sentiamo – non troveranno le risposte che vorremmo ascoltare. Sarebbe facile. Scorre una evidente indeterminatezza che apre ad una pluri-visione. “Alla definitezza di un ‘oggetto’ viene sostituita la più ampia definitezza di un ‘campo’ di possibilità interpretative” sosteneva Umberto Eco al XII Congresso Internazionale di Filosofia di Venezia del 1958. Il sole afferma i dettagli. Anahi li congela in disegni e fotografie: attimi che esistono in quell’attimo e che ora sono impressi nella luce e nella carta. Un bicchiere d’acqua, un libricino, una matita, un’agendina, un limone, un secchio, che non esiste ma c’era, una scala, un corridoio, un tavolo, un letto, un comodino, la lunghezza, i passi che misurano. Il vuoto è la misura che è difficile misurare. 

17 marzo 2023 ore 16.45

Oggi le acque sono azzurre, almeno nelle fotografie scattate con la polaroid, celesti nella testa mentre osserva il gabbiano immobile a fissare il rumore. Si scorre, si va, come il fiume che trascina i riflessi lasciandoli, abbandonandoli in un’ora che si colora della luce di Roma. Perché non siamo altrove, siamo in un luogo determinato dal tempo e dalla storia a definire ciò che è solo indeterminato, imprevedibile e non controllabile. Quanto sono lunghi 30 minuti del cuore? Un foglio, una vita. L’eco lo afferma, stando sotto, qui sotto dove l’occhio trasfigura la solita vista delle cose. Tras-figurare. Tras-scendere. Tras-durre. Il passo trasfigura il sogno, sogno non sognato voluto desiderato, volo di oltre di gabbiani mai fermi. Tras-lare. Tras-porre. Il passo trascende l’oltre. Passi trasposti, vite trascritte su terre e sassi. Tra(n)s-scrivere. Tras-volare. Trasvolo respiro trascendo e mai è stata così (in)certa discesa ascesa di lunghi sguardi prefigurano i sensi. Tra(n)s-sognare.

17 marzo 2023 ore 19.00

È la sera. Cosa fai quando viene la sera? Sul letto ricordi le ore trascorse, gli sguardi che hai dato e quelli desiderati. Disegni isole lontane. Ascolti le voci di chi ti è stato accanto o hai osservato. Lasci tutto sul comodino, accanto a te, per l’ora del riposo che il cuore custodisce perdurando nel suo battito imperterrito non avendo bisogno di altro.

17 marzo 2023 ore 22.30

Cosa accade quando viene la sera?

28 marzo 2023 ore 17.00

Intorno, quello che sembrava nitido ora è nitido e quello che sembrava sintesi di quello che era rimane affermato. 

INFO
Quando viene la sera
Un progetto performativo-installativo di Anahi Mariotti

A cura di Roberta Melasecca

28 marzo 2023 ore 17.00 – 20.00
Fondazione S. Francesca Romana
Via Pietro Peretti 6 – Roma

Festival Spiritualia 2023
In viaggio da Krónos a Kairós
Concerti, mostre, performance sulla spiritualità
Direttore artistico: Stefano Sabene
Con la collaborazione di: Roma Opera Omnia, Fondazione Santa Francesca Romana, Festival del Tempo, Farmacia Longo e Easy Farma, Maya Moon. Media Partner: Panzoo
festival.spiritualia@gmail.com
www.spiritualia.it

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