Testi critici

Il tempo del corpo

Il tempo del mio corpo. Ogni passo ha il suo tempo e lo devo tenere a mente, altrimenti perdo il passo e con lui il tempo del passo, e diventa subito un altro tempo perso.” (Marco Bilanzone da “A tempo di scimmia”)

Nelle “Indicazioni nazionali per il curricolo delle scuole dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione”, il primo degli obiettivi e delle competenze che il bambino deve raggiungere rientra proprio nella dimensione del corpo nella sua relazione con lo spazio-tempo. Il corpo, soprattutto all’inizio della nostra vita, è lo strumento di misurazione dell’interazione con lo spazio che abitiamo, con gli oggetti e le persone. Essere capaci di utilizzare tutto lo spazio a disposizione ed organizzavi la propria posizione in rapporto a quello che esiste in esso è una conquista progressiva che si acquisisce vivendo, sentendo e esperimentando un passo alla volta, un tempo alla volta, tenendo a mente il tempo e il passo e il tempo del passo, senza volere raggiungere quello successivo e senza rimanere ancorati a quello precedente. 

Il tempo del mio corpo scandisce allora i meccanismi di costruzione e in costruzione del dentro e del fuori, fisici e sociali, delimita i confini e contemporaneamente li amplifica attraverso linguaggi e sensi in modalità discontinua. Il tempo del mio corpo permette attraversamenti e motilità, condivisioni di proprietà e relazioni, riorganizzazioni di luoghi identitari e ridefinizioni di pratiche di reciprocità. Lo spazio, così, non è più accumulo di materia su altra materia ma processo di incorporazione dell’esperienza e riscoperta del proprio tempo coincidente con il proprio corpo. Non è un invito necessariamente ad un tempo lento, contrapposto alla rapidità e velocità della società in continua mutazione. È invito a osservare i diversi movimenti mentre li compiamo, considerandone la dimensione e i livelli, le affermazioni e le illusioni, le probabilità di accadimento, le separazioni e le congiunture. Noi stessi siamo lo spazio che siamo, che abitiamo, che attraversiamo, che muoviamo nei sistemi di interscambio tra emozioni e desideri, territori sparsi consapevoli del presente. 

Quand’è che il tempo ha smesso di muoversi in avanti, ha cominciato ad avvolgersi in tutte le direzioni, come un nastro fuori controllo?” (Rem Koolhass, Junkspace, p.72)

Immagine: courtesy ReBarbus 2020

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