Testi critici

Habitus

Tu dei sapere che io fino nella prima gioventù, a poche esperienze, fui persuaso e chiaro della vanità della vita, e della stoltezza degli uomini; i quali combattendo continuamente gli uni cogli altri per l’acquisto di piaceri che non dilettano, e di beni che non giovano; sopportando e cagionandosi scambievolmente infinite sollecitudini, e infiniti mali, che affannano e nocciono in effetto; tanto più si allontanano dalla felicità, quanto più la cercano.” (Giacomo Leopardi, Operette morali, Dialogo della natura e di un islandese)

La performance Habitus di Barbara Lalle non è un’accusa contro il consumismo e l’accumulo compulsivo, né una denuncia al materialismo, né l’avallo di una cultura dell’infinitamente poco. È, invece, una riflessione non istantanea sulla pura e semplice ricerca della felicità. Spinti dai desideri, mossi dai sogni, quanto più cerchiamo, più ci allontaniamo da quello che spesso confondiamo e identifichiamo con bisogni e necessità. La ricerca della felicità, allora, può essere necessità di consolidare una percezione, un’emozione, una valutazione su se stessi e su quella che gli altri hanno di noi; o anche la sensazione di mantenere il controllo su ciò che continuamente fugge e sfugge. La ricerca della felicità è un percorso non affatto lineare verso la conquista di una specifica ed unica identità o verso uno status sociale determinato dal sistema culturale che, sempre più instabilmente, esteriorizza canoni e stereotipi di pensieri ed azioni. La ricerca della felicità è ricerca senza termine, senza il finale raggiungimento di quanto bramato, utopicamente voluta e inconsciamente desiderata. La felicità è, dunque, concetto temporale che può assumere diversificate forme e aspetti: nostalgia, utopia, illusione, disincanto, astrazione; e nella ricerca della felicità proiettiamo tali sembianze materializzandole in un flusso continuo di oggetti e spazi che si accumulano di pari passo alle esperienze. Barbara Lalle tenta un percorso inverso: la sua ricerca della felicità è l’incarnazione di un singolo momento felice -di tanti e susseguenti momenti felici- nel quale riconsiderare l’essere nella relazione con gli altri esseri animati e inanimati. Ogni azione ed ogni movimento diventano gesti sacrali dell’intimo e sguardi amorosi del fuori che, reiterati in un tempo lungo, si misurano nel corpo del singolo e in quello della comunità. E così ogni abito, prima debitamente e accuratamente ripiegato, diviene testimone di memorie passate e vissute, di felicità esigue e passeggere o indelebili e perenni; ogni abito, vestito e spogliato, è l’invenzione di vite, creatore di felicità che permangono e rimangono insite nella storia personale. Ogni abito è e non è più; è nel presente che immediatamente si tramuta in passato e proiezione del futuro in un sistema ciclico aperto e indeterminato. Ogni abito trasfigura il suo significante, se ne spoglia infondendolo totalmente allo spirito di chi lo possiede e appare, dopo tale procedimento, cosa morta, non più vitale, destinata alla scomparsa della sua materialità. Rimane la pura felicità dell’essere stato e dell’essere ora, il solito di sempre ma casualmente diverso. 

Tutti i diversi modi di provare felicità esistono soltanto per coloro che li hanno desiderati al punto di averli inventati, a dispetto dell’epoca, del dubbio e della paura.” (Marc Augè, Momenti di felicità)

Habitus
Performance di Barbara Lalle
A cura di Michela Becchis e Roberta Melasecca
Con il patrocinio della Città di Santa Marinella
Promosso da Interno 14 next
In collaborazione con TAG Tevere Art Gallery e blowart
In collaborazione con Marco Marassi e Daniele Casolino
Iniziativa all’interno del progetto “Dante 700” della Biblioteca Civica A. Capotosti realizzato con il sostegno della Regione Lazio per Biblioteche, Musei e Archivi – Piano Annuale 20-21 L.R. 24/2019

18 dicembre 2021 dalle ore 11.00 fino al tramonto
Spiaggia della Passeggiata di Santa Marinella
Via Aurelia – Santa Marinella (RM)

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