Testi critici

Dimensioni parallele

“Chi anche solo in una certa misura è giunto alla libertà della ragione, non può non sentirsi sulla terra niente altro che un viandante per quanto non un viaggiatore diretto a una meta finale: perché questa non esiste. Ben vorrà invece guardare e tener gli occhi ben aperti, per rendersi conto di come veramente procedano le cose nel mondo; perciò non potrà legare il suo cuore troppo saldamente ad alcuna cosa particolare: deve esserci in lui stesso qualcosa di errante, che trovi la sua gioia nel mutamento e nella transitorietà.” (Friedrich Nietzsche, Il viandante, Aforisma 638, Umano troppo umano)

Le scoperte scientifiche di Luigi Luca Cavalli Sforza sui cromosomi e i suoi studi sulla genetica delle popolazioni, sulle migrazioni dell’uomo e sulle interazioni tra geni e cultura hanno evidenziato come la comunitĂ  umana, dal tempo dei primi ominidi che lasciarono il continente africano circa 100mila anni fa per poi colonizzare il resto del pianeta, sia stata un continuum in perenne migrazione.

Esiste in noi l’essenza di qualcosa di errante, siamo viandanti diretti verso una meta forse inesistente, perchĂ© radicata in un itinerario intimo, “sacro”, dove il passato grava sul presente e contiene tutti i probabili accadimenti del futuro. Migrare, essere costantemente in cammino, caratterizza da sempre la condizione umana, è parte fondante della natura dell’uomo tanto da specificarne l’identitĂ , è una categoria dello spirito ed imperativo etico, è tensione verso l’ignoto, scoperta di mondi esteriori ed interiori. E’ nuovo inizio, nascita e rinascita, e contemporaneamente abbandono e separazione. GiĂ  nella sua etimologia il verbo partire ha analogie con il verbo partorire: entrambi contengono il concetto di separazione e distacco ma anche l’immagine di un’era in divenire, di un risveglio, di un nuovo essere. Partorire deriva da pario a cui è collegato parare (acquistare, preparare) e separare (allontanare); partire deriva da parte e il suo significato è ripartire, distribuire le parti e dunque separare.

La partenza, e piĂą in generale il viaggio, lo spostamento fisico e spirituale, individua due dimensioni, non sempre consequenziali, ma spesso coesistenti – inizio e fine, nascita e morte, abbandono e acquisizione – che rappresentano visioni e realtĂ  del processo di individuazione. Restare dentro e spostarsi: chi migra sfida il timore dell’abbandono delle certezze e del proprio habitat, supera e ridefinisce i confini, porta con sĂ© storie legate al luogo primigenio e le attraversa in un tracciato di continuo movimento, immagina una evoluzione che plasma il mondo circostante.

Maria Pacheco Cibils conosce le peregrinazioni dell’anima e del corpo: spostandosi tra l’Italia, l’Argentina e il Portogallo sperimenta giornalmente dimensioni conosciute e inedite e la sua ricerca artistica è intrisa di volti, spazi e immaginari. Ogni sua opera è il risultato di una scelta decisa, della conquista di una autonomia, di una rinnovata coscienza di sĂ©, di un’esperienza di conversione permanente. Negli spazi della Biblioteca Angelica, dove sospeso è il momento in soglie invisibili, l’artista si insinua generando una sincronia di tempi e una stratificazione di luoghi.

L’installazione Dimensioni parallele definisce un percorso di pazienza e costanza, di struggenti distacchi e crudi abbandoni, di cambiamenti lenti e inevitabili; racconta di storie che esigono forme di duttilitĂ  e che testimoniano passaggi mutevoli. L’artista, migrando da sĂ©, inscena e costruisce un progetto di vita aperto: attraversa un mare di differenti accadimenti e, stanziando in una condizione di permanente erranza, approda in sabbie ancora fluttuanti. Il dittico, che fluidamente si staglia all’interno di una struttura determinata, è il viaggio catartico della propria coscienza che procede in un sistema ciclico di andata e ritorno, fondando le radici nel gioco degli opposti e dei contrasti; mentre dall’ombra di ricordi e memorie, l’artista trafigge il piano spaziale attraverso un asse lineare materico da cui si odono voci lontane di disperazioni e speranze. L’utilizzo dei due soli colori, bianco e nero, afferma l’evidenza di una dualitĂ  che non si risolve necessariamente in una serafica attestazione della realtĂ , ma accentua l’andare e il tornare verso i lidi dell’anima.

Dimensioni parallele non è dunque il riflesso di un’esperienza personale e privata dell’artista ma uno stato esistenziale collettivo, dove tutti ci riconosciamo migranti, per necessitĂ  o per il bisogno di ricercare orizzonti diversi e differenti punti di vista, per sopravvivere talvolta e non abbandonare le attese.

“E subito riprende / il viaggio / come / dopo il naufragio / un superstite / lupo di mare.” (Giuseppe Ungaretti, Allegria di naufragi, 1917)

Maria Pacheco Cibils
Dimensioni parallele
A cura di Roberta Melasecca

Dal 21 al 26 ottobre  2019
Salone Monumentale Biblioteca Angelica
Piazza Sant’Agostino 8 – Roma 

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