Testi critici

Ho scoperto dove sono

Antonella Albani indaga l’infinitamente vasto della sua anima mediante l’infinitamente piccolo, mediante il dettaglio del dettaglio del dettaglio. E lo fa con una malinconica ironia: coglie gli aspetti paradossali e assurdi dell’esistenza rappresentando il proprio doppio all’interno del non senso di una architettura domestica.

Antonella compie una azione performativa nello spazio perimetrato di una stanza che conduce ad una dimensione interiore di conoscenza, il cui livello non necessariamente porta ad una esaustività di risposte. L’atteggiamento dell’artista, nel ritrarre se stessa, non è carezza all’ego in uno slancio narcisista; non è neanche automedicazione come è stato definito il lavoro di Francesca Woodman, alla quale Antonella pur si ispira; o patetica disperazione che la trasferisce in ombre insondate della mente.

È una sorta di gioco nel quale il compagno di giochi è il suo stesso riflesso, che lei osserva attraverso l’obiettivo fotografico. Così si nasconde e riappare, mantenendo celato il suo volto che, se lo potessimo osservare, sarebbe come le accorate immagini vittoriane di Julia Margaret Cameron. Il gioco presto diventa ossessione, reiterazione della realtà che la circonda, ripetizione delicata di paure, insicurezze, speranze che Antonella esorcizza attraverso l’utilizzo di simboli, oggetti provenienti dalla sua memoria o dalla sua stessa disincantata frenesia di collezionismo.

Le fotografie di Antonella Albani mostrano una luce bianchissima, irreale: descrivono un mondo surreale, se per surrealismo si intende contraddizione della realtà e del pensiero. Senza ombre, eterea, la figura si staglia a tratti abbandonata, altre volte timorosa, o alla ricerca di quell’altro da sé Antonella snoda una narrazione simbolica e ironicamente onirica, fatta di luci, silenzi e sguardi mai visti: un procedere per frammenti, sospesi tra oggetto e soggetto che tendono ad equipararsi in una semantica sottile e disincantata.

Antonella Albani
Ho scoperto dove sono
A cura di Michela Becchis e Roberta Melasecca

Dal 18 al 30 maggio 2018
Interno 14
Via Carlo Alberto 63 – Roma

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