Testi critici

Siamo angeli

E com’io mi rivolsi e furon tocchi 
li miei da ciò che pare in quel volume, 
quandunque nel suo giro ben s’adocchi, (15)
un punto vidi che raggiava lume 
acuto sì, che ‘l viso ch’elli affoca 
chiuder conviensi per lo forte acume; (18)
[…]
e quello avea la fiamma più sincera 
cui men distava la favilla pura, 
credo, però che più di lei s’invera. (39)

(Dante, La Divina Commedia, Paradiso, canto XVIII)

Nella Divina Commedia Dante presenta gli angeli come esseri potenti, messaggeri di salvezza per gli uomini e per il mondo: nel canto IX dell’Inferno l’angelo si manifesta come esecutore della saggia provvidenza divina, mentre nel Purgatorio gli angeli aiutano le anime a liberarsi dalle conseguenze spirituali derivanti dai vari peccati; ed infine nel Paradiso non appaiono singolarmente ma in schiera e tutto il canto XXVIII è dedicato ai cori angelici e al loro rapporto con Dio. Per Dante l’essenza degli angeli risiede nella capacitas Dei, la possibilità di comprendere Dio, ed essi sono animati da un’unica forza motrice, l’Amore, che più viene alimentato, più li rende vicini a Dio, fonte primigenia dell’amore. La visione dantesca degli angeli ha la sua derivazione dal pensiero filosofico di Platone – angeli come mediatori fra il cielo e la terra – e di Aristotele: angeli come entità di puro spirito non soggetti alle passioni umane ma capaci di rendere possibile il movimento dell’universo. 

La figura dell’angelo affonda, tuttavia, le sue radici nelle mitologie e nelle religioni degli assiri, dei babilonesi, dei persiani, dei sumeri, dei caldei e degli egizi: esseri soprannaturali che svolgono il ruolo di ambasciatori, protettori e guide. Il culto devozionale per i “messaggeri divini”, presente anche nella religione islamica e in quella ebraica, raggiunge il culmine proprio nel Medioevo, mentre dal Rinascimento fino ai nostri giorni l’interesse verso queste creature celesti subisce vicende alterne, alimentando dibattiti, credenze popolari o speculazioni di diverse nature. Lo stesso Catechismo della Chiesa Cattolica include gli angeli all’interno delle verità di fede: “La testimonianza della Scrittura è tanto chiara quanto l’unanimità della tradizione”. 

Ed è proprio tale tradizione, lunga 4000 anni, che ha generato una verità depositata ormai nell’inconscio collettivo: gli angeli sono, ormai, archetipi culturali. Ne sono testimonianza anche i molteplici brani musicali contemporanei, sia italiani e sia stranieri, nei quali l’angelo, spesso, è simbolo di una tensione continuativa verso l’infinito e il metafisico. “Torneranno gli angeli / A sfiorarci l’anima / L’allegria / Saprà tenerci per la mano”, canta Fiorella Mannoia: gli angeli sono l’immagine di una felicità, di un “amore” ritrovato, di un’anima libera dalle reti del quotidiano, impongono la riscoperta di una interiorità dimenticata o tralasciata. Fatti di una natura costitutiva amorosa, per ritornare alle immagini dantesche, gli angeli scompaginano il nostro sistema di pensiero e ci obbligano a ripensare i meccanismi relazionali alla luce di una intima e vivifica energia che può essere ricondotta ai due elementi della triade classica, l’agape (ἀγάπη) – amore disinteressato e spirituale – e la philia (ϕιλία) – sentimento di affezione scambievole che determina il legame sociale. 

E così l’azione performativa di Barbara Lalle è un gesto semplice: visualizzare chi ormai appartiene al nostro immaginario collettivo, rivelandone i segni all’interno della consistenza dell’aria. Cercando una corrispondenza con la performance di Bruno Munari, Far Vedere L’Aria, parte dell’evento Campo Urbano del 21 settembre 1969 a Como, l’artista ci offre una duplice lettura attraverso un paradigma dialogico. È l’invito alla ricerca di una spiritualità diffusa, alla riscoperta di un rinnovato esperienziale collettivo ma anche il desiderio di intercettare, con la discesa fluttuante, qualcosa o qualcuno che ci protegga, ci guidi e ci ami in mondo incondizionato. Un sentimento di speranza anima la performance, una consapevolezza, una necessità di orientare il percorso della vita e raccoglierne gli aspetti salvifici e liberatori. Ma come nella tradizione cristiana la resurrezione è il risultato di un percorso dal buio alla luce, dalla morte alla vita, l’identificazione con gli angeli è qui determinata da un passaggio attraverso le strettoie e le vicissitudini non sempre felici dell’esistenza. Allora le piume appariranno i resti, quel che rimane del dolore, e nel processo di riconoscimento si scoprirà che ogni essere è angelo di se stesso, caduto dal cielo, rialzato a terra, in mutua relazione con l’altro. 

….ma poi l’inferno cos’è/a parte il caldo che fa / non è poi diverso da qui / perché io sento che, son sicuro che / io so che gli angeli sono milioni di milioni / e non li vedi nei cieli ma tra gli uomini / sono i più poveri e i più soli/quelli presi tra le reti…” (Lucio Dalla, Se io fossi un angelo)

INFO

Rebirth Day 2022
Visualizzazione di un angelo

Performance di Barbara Lalle
A cura di Michela Becchis, Edoardo Marcenaro, Roberta Melasecca
Promosso da Interno 14 next
In collaborazione con ANTA Associazione Nazionale per la Tutela dell’Ambiente
Promosso da Roberta Melasecca e Edoardo Marcenaro, Ambasciatori Rebirth Project / Terzo Paradiso
Cittadellarte – Fondazione Pistoletto ONLUS

21 dicembre 2022 ore 16.00
Torre degli Annibaldi

Piazza S. Pietro in Vincoli 7 – Roma

Lascia un commento